Il tè ed il cinema

Niente è più globalizzato del tè, la bevanda seconda all’acqua come consumo. Globalizzata ed interclassista lo è stata sempre. Dalle vie carovaniere si è diffusa ovunque ed è stata accolta da tutte le classi, le più agiate e le meno fortunate, e per tutti è stata di conforto e sollievo nei momenti più tristi o il giusto complemento ad una vita elegante.

Il viceré dell’India, l’impeccabile ed elegantissimo Lord Mountbatten, è stato fotografato mentre lo sorseggiava con Gandhi, vestito, per usare le parole di Churchill, come un fachiro seminudo. Niente di più interclassista di una buona tazza di tè. E niente più del tè ha incontrato il favore delle donne e a loro deve gran parte delle sue fortune.

E logicamente il tè non poteva mancare nella più globalizzata delle industrie dell’intrattenimento, il cinema. Declinata in diverse maniere la borghese cerimonia del tè, è destinata a diventare iconica. Specialmente se la scena del film descrive il disagio di una fascinosa ragazza di buona famiglia che compie il viaggio della vita a bordo della nave che in quel momento rappresenta, in prima classe, la via più ambita per attraversare l’Atlantico o una sorta di malsana tradotta, per chi in terza classe ha investito i risparmi di una vita per sbarcare dall’altra parte d’Europa e cercare di fare fortuna. Stiamo parlando di Titanic, un film simbolo. Lo ricordiamo a più di vent’anni dalla prima, in occasione dell’uscita della nuova edizione in tre dimensioni ed in prossimità dell’anniversario del naufragio del transatlantico.

Come dimenticare la scena in cui Rose è seduta al tavolo del tè con le altre signore e si sente soffocare dallo stile upper-class che la sta forzando ad un matrimonio di interesse con una persona che non ama. La compassione che prova nel vedere seduta al tavolo vicino a lei una giovinetta che riceve dalla madre i rudimenti di come ci si deve comportare per sedersi dignitosamente ad un tavolo da tè con le altre signore è piena del fastidio per quelle convenzioni che lei detesta. Guarda la giovinetta che viene educata e si rivede costretta ad indossare dei panni che non le piacciono ed a stringersi in dei vincoli che finiranno per soffocare il suo istinto.

Che tè stavano bevendo? Forse un Earl Grey molto adatto ad un tè del pomeriggio ed introdotto, secondo la leggenda, per la prima volta da Sir Charles Grey, Conte Grey, e primo ministro del Regno Unito nel 1830. Questo forse è un mito perché pare che le prime tracce della bevanda fossero del 1824 e studiosi dell’Oxford English Dictionary riferiscono di averne trovato traccia per descrivere la correzione con olio di agrumi di un tè di scarsa qualità. A dispetto di tutto questo l’Earl Grey resta un classico.