I benefici del tè

La prima descrizione delle proprietà benefiche del tè viene fatta in Italia, a Venezia, da un mercante veneziano. Non era Marco Polo, che indubbiamente lo avrà provato dal Kublai Khan. Il viaggiatore e mercante si chiama Giovanni Battista Ramusio e ne descrive le proprietà salutari nel 1559, chiamandolo Chai Catai, Catai sta per Cina e Chai per tè. Descrivendo le sue proprietà benefiche sul sistema digestivo, sulla proprietà di abbassare la febbre, alleviare il mal di testa ed i dolori articolari, invita gli altri mercanti a sostituirlo al rabarbaro, allora commercialmente più in voga. Se i mercanti veneziani lo avessero ascoltato forse Venezia avrebbe superato gli olandesi e gli inglesi e sicuramente li avrebbe preceduti. Anche il gesuita Matteo Ricci, che non tornò mai dalla Cina dove si era recato in missione, alla fine del 1500, ne descrive le proprietà benefiche e salutari. Contrapposto al vino, considerato meno salutare, altri viaggiatori, missionari e mercanti ne esaltano le proprietà di indurre una situazione di “veglia quieta” dopo la sua assunzione.

Oggi sappiamo il perché. Il tè contiene caffeina, anche se in quantità minore rispetto al caffè, e contiene molti polifenoli, sostanze dotate di proprietà antiossidanti ed in grado di svolgere un’azione antiinfiammatoria e di favorire il mantenimento delle funzioni cognitive.

Inoltre, la caffeina ha un effetto stimolante in generale sul metabolismo, in particolare quello dei grassi, favorendone lo smaltimento e prevenendo un loro eccessivo accumulo nel tessuto adiposo e nel fegato.

Il tè contiene teanina ed epigallocatechina gallato che aiutano a ridurre il colesterolo circolante e stimolano positivamente certe funzioni cerebrali.

In generale, la quantità di caffeina varia a seconda dello stato di ossidazione delle foglie. Torneremo sull’argomento.